Arch. Francesco Qualizza
Designer Ivan Boldrin
cliente: privato
luogo: Udine
anno: 2016
dimensione: 116 mq
foto: Gluck Fotografia
Lo studio Vi/Ba si trova al piano nobile di un palazzo storico, risalente alla seconda metà del XII secolo. Affacciato su una piazza del centro storico presenta all’interno finiture di pregio nelle decorazioni della copertura in legno risalente al XVI e negli affreschi settecenteschi della sala principale. Richiesta della committenza è l’organizzazione degli spazi per ospitare uno studio legale, dotato di reception, sala riunioni e stanze indipendenti per i collaboratori; pensare al sistema dei percorsi interni e ai punti di sosta, ponendo particolare attenzione al contesto e garantendo allo stesso tempo comfort nei diversi ambienti. La qualità dello spazio architettonico e lo splendore delle decorazioni hanno determinato il pensiero che il progetto, oltre a rispondere alle richieste del cliente, avrebbe dovuto essere anche un percorso fluido e continuo dove poter ammirare le bellezze presenti. Un approccio rispettoso dell’esistente e un intervento silenzioso ma nello stesso tempo dichiarato, ha guidato sin dalle prime fasi l’evoluzione compositiva del progetto. La necessità di realizzare pareti divisorie per dividere gli spazi di lavoro ha comportato l’inserimento di setti astratti, la cui riduzione in elementi puri vuole sottolineare per contrasto l’intervento contemporaneo rispetto al contesto. Le vetrate completano in altezza i setti verticali, garantendo un’effettiva divisione fisica oltre che acustica, mantenendo la possibilità di osservare lo splendore dei soffitti nella loro totalità e portando la luce nelle parti più interne dello studio. Il disegno delle vetrate è frutto di un meticoloso lavoro di rilievo dell’esistente e dal taglio a laser di ogni elemento in quanto il profilo segue l’andamento delle modanature, delle travi e del cassettonato della copertura. La forma spezzata dei setti e delle vetrate risponde sia alla necessità di divisione degli spazi in relazione al movimento delle persone, sia ad esigenze strutturali in quanto una forma tridimensionale è dotata di un equilibrio proprio. Una struttura costituita da tubolari metallici corre all’interno delle pareti divisorie, e viene messa in tensione mediante una spinta orizzontale verso le pareti perimetrali a cui è stata fissata. La struttura diventa anche elemento di sostegno per il montaggio delle vetrate mediante fermavetri; questi corrono lungo tutto il profilo delle vetrate e sono anche coronamento dei setti bianchi. Il dettaglio costruttivo è stato disegnato per potersi adattare nelle diverse posizioni, diventando a sua volta elemento decorativo e di demarcazione, riconoscibile come segno unico nella continuità degli spazi. La scelta dell’utilizzo del rosso rubino per i montanti in acciaio è determinata dalla ricerca di un dialogo cromatico con il legno dei soffitti, sottolineando alla stesso tempo la propria indipendenza e vivacità. La sala riunioni con i suoi affreschi settecenteschi sulle pareti e sul soffitto è l’apice del percorso espositivo; un elemento totemico su cui si ritaglia la porta di ingresso annuncia la sua presenza come un’intrusione astratta visibile dalla recepiton. L’utilizzo del colore grigio ombra dei montanti delle vetrate vuole essere una citazione discreta del cromatismo della stanza.